Mio figlio è gravemente gay!


Come quasi tutti i film/libri e musica che mi capita di ascoltare/vedere, anche questo film mi è capitato per caso, cercavo il testo della canzone omonima che dà il titolo al film e mi è apparsa la locandina tra le ricerche, mi è sembrata simpatica e mi sono procurato il film.
Il film è ambientato in Canada nella comunità italiana di Montreal, il protagonista è un giovane italo canadese, Angelo, un ragazzo pieno di sogni e insicuro, oltre che gay, ma partiamo dall'inizio. In un pomeriggio di sconforto Angelo chiama la “gay helpline” e grazie all'invito dell'operatore comincia a raccontare ciò che non va nella sua vita, non sa da dove cominciare e l'operatore gli suggerisce di partire dall'inizio... e così fa.
Maria e Gino sono siciliani trapiantati ormai da tempo nel Pese nord Americano, apprendiamo che Gino decise di partire per l'America quasi 40 anni prima ignorando che “di Americhe ce n'erano due, una vera (gli USA) e l'altra finta (il Canada) e che quest'ultimo paese era diviso in due: il Canada vero (l'Ontario) e il Canada finto (il Quebec)”, in questa frase sia riassume il senso di frustrazione di quest'uomo, che è vissuto in un posto credendo di abitare da tutt'altra parte.
Maria e Gino sono persone semplici,hanno una bella casa, due figli meravigliosi (avuti dopo, parole della madre “quello che mi ha fatto tuo padre mentre dormivo”) e una vita tranquilla, anche se loro tranquilli non sono, essendo italiani sono rumorosi e litigiosi, si beccano sempre per delle stupidaggini e sono fissati con le tradizioni.
Angelo e sua sorella Anna crescono in un ambiente non propriamente sereno, essendo italiani non possono uscire con gli “stranieri”... in tutto questo bailamme l'unica isola serena per Angelo è sua zia Iolanda (la sorella della madre) che ha velleità di attrice e che sdrammatizza le ridicole tragedie familiari con il suo spirito libero che si esprime a ritmo di mambo!
La vita di angelo continua tra alti e bassi, più bassi direi che alti. Con il suo amico Nino ne combinano delle belle finché non si iscrive alle scuole superiori dove viene preso di mira da tutti perché debole, indifeso e finocchio! Anche Nino, amico d'infanzia lo abbandona pian piano e l'unica sua consolazione è zia Iolanda che lo tira su, sempre a ritmo di mambo.
Dopo l'insuccesso dell'università, Angelo decide di trovarsi un lavoro in una sorta di call center (eh si, tutto il mondo è paese) dove viene, guarda caso maltrattato da clienti. Dopo l'ennesima cena passata a disquisire con i suoi si chi abbia fatto o meno la morte più brutta in famiglia decide di darci un taglio. Va a vivere da solo. E visto che come dice lui (e condivido in parte anche io) “noi italiani usciamo di casa in due modi: sposati o morti” la ferale notizia viene presa dai suoi, soprattutto dalla madre, come un tradimento e assistiamo alla “dipartita” del giovane sulle note di una lenta e nostalgica versione di “O' sole mio”.
Poteva andare tutto bene? Decisamente no. Nel giorno in cui la famiglia decide di andare a trovare il ragazzo nel suo nuovo appartamento, una volta entrati in casa, scoprono che dei ladri hanno fatto “visita” alla casa e hanno messo tutto a soqquadro. Chiamano le polizia e la madre si metter a riordinare (?) la casa perché non vuole che i poliziotti pensino che il figlio viva in un porcile! Anche il furto nell'appartamento viene quindi addebitato al povero Angelo.
All'arrivo della polizia scopriamo che Nino, amico d'infanzia di Angelo, è diventato poliziotto, i due si riconoscono e riprendono i rapporti interrotti dai tempi del liceo e durante una week end in campeggio... scocca la scintilla dell'amore tra i due! 
Vanno a vivere insieme e finalmente le cose per Angelo sembrano andare nel verso giusto a parte il piccolo dettaglio che Nino vuole mantenere un basso profilo, anche per il lavoro che fa, rispetto alla sua natura gay mentre Angelo vorrebbe emergere.
Angelo capisce, anche grazie alla sorella, che è il momento di dire ai suoi di essere gay. In realtà la sorella spera che i due muoiano di crepacuore alla notizia così anche lei potrà avere finalmente una vita decente (visto che è zitella e vive ancora con i suoi, ovviamente).
In tutto questo entra in scena la madre di Nino che non si arrende al fatto che suo figlio, unico figlio, si “ficchi” con un altro uomo e comincia a tramare per far si che i due si lascino. La cosa avviene ma Angelo fa di tutto per contattare Nino che addirittura lo ignora quando si incrociano per strada, decide così di convogliare la sua frustrazione e le sue brutte esperienze nel volontariato, nella speranza di aiutare altri gay a venir fuori dalle brutte situazioni. 
Che ve lo dico a fare? Anche questa esperienza alla “gay helpline” non va bene, il suo ottimismo si scontra con le storie (ridicole) della gente che dovrebbe aiutare e decide che anche quella è una strada senza uscita, uno spiraglio però c'è, un suo collega si dimostra affettuoso con lui e la cosa gli fa molto piacere.
Arriva la notizia del matrimonio di Nino, la madre del ragazzo manda l'invito anche ai genitori di Angelo, i quali dopo una divertentissima discussione decidono di prendere parte alla cerimonia, in modo che non si dica che sono invidiosi del fatto che loro hanno un figlio gay mentre lei ne ha uno “normale”.
Angelo lascia il suo lavoro al call center, deciso, grazie all'intervento mambo/divino di zia Iolanda, a seguire la strada di sceneggiatore comincia a scrivere una storia, la sua storia, ambientata a Little Italiy dove vive un ragazzo gay che vorrebbe una vita normale ecc ecc...
Per Angelo è arrivato il momento di chiedere scusa ai suoi, e poteva farlo in un modo normale? No! E quindi, corrotto il prete si siede nel confessionale e aspetta che arrivi la madre (lei si confessa ogni sabato alle 14,45 mentre il sugo bolle sul fuoco a casa). In pratica i quattro: padre, madre e i due figli, si riconciliano e messe da parte le incomprensioni escono dalla chiesa decisi a non farsi mettere i piedi in testa dall'ignoranza e dal pregiudizio.
Il film finisce con la famiglia che passeggia fiera per il quartiere italiano di Montréal in compagnia del nuovo fidanzato del figlio (il collega della gay helpline) sulle note di una versione rappata di "I will survive".
E Nino che fine ha fatto? Beh ovviamente è sposato, sua moglie è incinta e lui nei week and va a fare campeggio col suo nuovo "amico".
Il film è molto divertente, è adatto a tutti (se vi scandalizzate per qualche bacio tra uomini non fa per voi), mette in ridicolo i luoghi comuni nei confronti dei gay ma anche e soprattutto, aggiungerei, ironizza sui luoghi comuni che contraddistinguono gli italiani emigrati, anche se, io ho dei parenti che vivono in Canada e, ragazzi, vi posso assicurare che sono davvero così!!!
Il film è una produzione Canadese del 2003, come facevo notare ad un'amica di Ciao, non poteva essere che una produzione straniera, visto che in Italia si tende a trattare l'argomento omosessualità come un qualcosa di deprimente/logorroico/triste/depressivo, uno dei pochi esempi di cinema comico a tematica gay risare agli anni '70 con "Il Vizietto".
Non posso fare altro che consigliarlo per una serata divertente, magari potreste sostituirlo alla finale di Sanremo se non avete una crisi di astinenza per le chiappe di Belen e la sonnecchiosa co-conduzione della Canalis. 

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